Nel girovagare per la metropoli di Torino, ancora presto nella notte rischiarata da una bella luna, i due cuneesi giungono nei pressi della Mole. La sua tenue ombra si allunga sul terreno e sembra una delle tante “bialère” ben note. Non volendo bagnare le scarpe nuove messe per l’occasione, attraversano scalzi, le scarpe in mano. “Ma guarda che acqua l’àn a Turin; a t’ bagna gnanca i pè”. (Guarda che acqua hanno i torinese, non ti bagna neanche i piedi).